LE RAGIONI DEL MALESSERE SOCIALE.
In questa mia canzone c’è tutto un mondo fatto di persone che a causa della politica del malaffare di decenni e decenni di storia italiana si trovano in difficoltà economiche con aziende fallite, o chiuse per impossibilità di proseguire a causa di fisco e banche; Costrette ad emigrare e, per chi non ce la fa a sopportare l’onta, il suicidio.
Vogliamo trovare un rimedio? Si, ma come? Beh, direi innanzitutto guardando in faccia la realtà, ovvero risalendo dalla base del problema che è la mancanza di lavoro.
Se un Governo non è in grado di partire da questo PRIMO IMPELLENTE BISOGNO, allora si ricade nell’oblio del labirintico sistema dell’assistenzialismo, o del “reddito di cittadinanza”, o di altre simili forme di assistenza che poi si riducono a una semplice elemosina per la quale in soggetto ricevente è anche costretto a ringraziare, dopo l’umiliazione subita.
Mettere fine a quest’oltraggio è dovere essenziale dei politici di ogni livello (dal Governo ai Comuni).
Se oggi assistiamo a spettacoli di miseria le cui conseguenze per i malcapitati sono il furto, la rapina, la droga (lo spaccio) la delinquenza comune e organizzata, di chi è la responsabilità? Della Società? Dell’incultura? Della metamorfosi cerebrale che d’un tratto ovunque nel mondo colpisce giovani e meno giovani orientano i loro interessi verso tutto ciò che è male? No, non ci credo. La ragione sta nel disastro economico, nella catastrofe causata dalle guerre di potere degli Stati tutti, dagli interessi pubblici e privati di istituzioni e imprese, dalle multinazionali, dalle banche, dai politici arrampicatori.
In riguardo all’Italia, la situazione è davvero grave; I numeri parlano chiaro. Se ai 5.000.000 di poveri assoluti aggiungiamo i poveri relativi allora la cifra dei “rovinati” potrebbe essere anche di 10.000.000; Tra questi, una miriade di EX imprenditori (commercianti, artigiami) che in tempi migliori occupavano buona parte di lavoratori.
Dunque, serve ricreare proprio questo: Occupazione a livello locale. Significa intervenire con l’abbattimento di burocrazia, di tassazione, mirando invece allo sviluppo di piccola e media impresa che non deve essere strozzata.
Il Governo ha il dovere di ripartire da qui, mentre il popolo dovrebbe unirsi per far tacere le voci della politica di opposizione che vorrebbe continuare a prosperare a danno del popolo.
Negli anni passati se uno era ricco, era soltanto invidiato dalla gente (non era un sentimento di tutti), ma finiva lì, tanto anche l’invidioso il lavoro ce l’aveva. Oggi l’esasperazione che tocca i colpiti dalla rogna del debito e della povertà ha sviluppato un altro sentimento, quello dell’odio verso chi è ricco, verso chi sta meglio. Non è giustificabile; tuttavia è conseguenziale alla catena di negatività che si sono abbattute sulla gente.
Sarebbe il caso di lanciare un messaggio forte, quello di imporre, pena una rivoluzione sociale, a questo nuovo Governo che pare stia mettendo mano ai problemi degli italiani. Bene, non restiamo a guardare in attesa di soluzioni, proponiamole, invece, alziamo la voce, gridiamo: LAVORO.
Come si crea? Io lo so; lo sanno gli artigiani; lo sanno i politici; lo sanno i grandi imprenditori, lo sanno le multinazionali, lo sanno tutti coloro che, al potere, fanno orecchio da mercante e si ostinano a perseguire le vie del tornaconto di parte.
SOTTO LA PANCA è una canzone che denuncia il malessere e la condizione in cui si vengono a trovare milioni di persone (giovani e non). Che poi sono le ragioni del malessere sociale esteso all’intera popolazione.