Un racconto breve

ADESSO LIBERO IO VOLO

Chi dietro di me pianifica la vita di certo è padrone di molte cose; Egli sa chi io sia e conosce tutte le mie paure. Quanto più conosce, costui più diviene il forte ed ai suoi piedi si curvano schiene di genti d’ogni età e sesso, non soltanto io.
La paura è come una vasca nella quale m’immergo e lì sto, attaccato al fondo, fermo il respiro, sì che gli altri mi credano andato; ma è il coraggio di cui sono carente a tenermi al fondo con l’acqua che invano prova a smuovere il corpo.

Non so che sia a infondermi paura, se la realtà oppure la fantasia; entrambe però sono il frutto marcio dell’esistenza e si sono generate insieme, l’una conseguente all’altra, ovvero l’altra conseguente all’una.

Sta di fatto che uno stato di cose così stanti aggiunge distanze ancora più crescenti e l’orizzonte si perde in una indistinguibilità che rende vano il guardare anche per chi l’occhio ha buono.

Pur se dal fondo e immobile, provo a muovere il pensiero e lo spingo verso i confini del mistero di una vita insulsa che la paura ha generato; cavalco l’onda del tempo andato, lo sondo quel mistero in lievitazione di coscienza che sa guardare con ben altro occhio e che vede? La libertà mai conquistata.

Tutto intorno a me è paura. nulla mi infonde il coraggio e la prigione s’eleva mattone su mattone; e vedo elevarsi il muro, ai quattro lati e poi la volta, che mi ha chiuso dentro.

Dove la porta dell’agognata libertà che la coscienza in lievitazione mostra?
Ah, potessi prendere la chiave al muro appesa, forse il mistero si scioglierebbe d’incanto; forse apparirebbe la porta che non c’è; forse non ci sarebbe neppure bisogno della chiave, forse sarebbe sufficiente penetrare l’ostacolo porta. Ma la paura è lì, è l’ostacolo insormontabile, l’antitesi della libertà.

Nessuna insidia mi può fermare

Eppure, a ben pensarci, il senso di paura non avrebbe mai dovuto permettere ad essa di divenire la mia padrona; A pensarci bene la libertà è mia, non è un irraggiungibile sogno, una meta a me inadeguata. Sono nato libero, sono figlio di mamma libertà; e quale entità dell’universo può convincermi del contrario? Quale malefico o pur benefico essere superiore può ostruire il mio cammino verso i liberi pascoli del cosmo in cui sto?

Nessuno. Nessuno può impormi il timore; nessuno fermi il mio incedere verso il respiro di vita. Né uomo, né spirito, né forze ostili,
Allora vieni coscienza, rientra in questo mio corpo sì che io possa rialzarmi. Si, adesso ti sento dentro me, adesso libero io volo.

(Gianni Nachira)

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Di Gianni Nachira

E' presto detto: Da lavoratore, una volta raggiunta la pensione, sono riuscito a prendere in mano il sacco dove per anni sono state rinchiuse le mie passioni in campo artistico. Non è stato facile, perché l'età e l'impossibilità di farlo a tempo debito hanno parlato chiaro: "NON PUOI". Al ché io ho risposto: "Ma davvero?" Allora mi sono cimentato a fare teatro, a fare musica. FARE, CREARE, senza mollare e nonostante le difficoltà che la vita ancora oggi mi pone ad ostacolo, proseguo imperterrito sfidando il fato che da quasi sessant'anni mi assegna una sorte avversa. In questo mio sito ho messo insieme una parte di me e continuerò a farlo perché rimanga traccia di una storia di vita forse banale, ma comune a molti.

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