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SULLE ONDE DEL GRANO

Un connubio di immagini si fondono in questa rappresentazione poetica. Stiamo rasentando i confini dell’infinito spazio di un surreale mondo fatto di colori, di parole, di canti.

Sulle onde del grano non è soltanto una poesia, è piuttosto la mostra a cielo aperto che regala emozioni e sensazioni di piacevole conflitto, quelle che l’ispirazione del poeta soltanto può percepire, per poi trasmetterle.

Leggiamola.

C’è tanto da dire se si vogliono commentare i versi di quest’opera. Intanto la lunghezza. Scorre il primo, corto; poi, uno ad uno gli altri si presentano con lunghezze crescenti, sino a tornare indietro in decrescenza . 

Qui non conta tanto la lunghezza del verso misurata in sillabe, piuttosto il gioco delle singole parole studiate perché formino dei versi capaci di dare forma geometrica all’intera loro sequela .

In “sulle onde del grano“, ciò avviene e ogni singolo verso è perfettamente compiuto, in armonia con il tema poetico.

Non ci sono forzature, neppure quando il verso raggiunge una sillabazione talmente lunga che neppure il meno virtuoso manuale poetico potrebbe approvare.

IL VERSO PIÙ LUNGO

Mille petali come di rosa, a carezzare cuori capaci d’amore“.

Ben ventitré sillabe compongono il verso su scritto che si fanno leggere senza affanno e che si possono declamare con tutto il sentimento e la passione di cui un orante può essere dotato.

Già, perché non è facile declamare la poesia, se non si possiedono capacità interpretative, se non si sa impersonare il verso, se non si sa simulare il sentimento che il poema racchiude.

Per fare ciò, probabilmente chi legge deve sentirsi un  po’ attore, altrimenti la parola che vien fuori diviene cantilena, oppure un’accozzaglia di versi fine a sé stessa, priva di accenti, senza colore, svuotata da essenze preziose di cui la poesia è pregna.

Il quadro di questa poesia raffigura un campo di grano, arricchito dal rosso dei papaveri che qua e là si affacciano per smorzare la monotonia di un giallo che di per sé monotono non lo è affatto. Dunque, ci sta il papavero.

Il fiore ha un suo significato. Non è erba, non è la zizzania che POI DEVE ESSERE ESTIRPATA. Il papavero è figura dell’Amore che si manifesta senza esplosioni, in una terra che “amore” vuole, perché la natura sia viva, sempre.

SULLE ONDEDEL GRANO

Amore che non ha fine,
che non conosce tramonti,
che resta anche oltre il ricordo
come in uno scrigno senza fondo
aperto con forza dalla follia d’amore
che non conosce morte e non dà tregua
anche a chi l’amore lo intravvede da lontano
e non sa cogliere a mano tesa aperta il suo seme
dischiuso sempre per sbocciare un fiore che sa donare
mille petali come di rosa a carezzare cuori capaci d’amore.
Si, è tempo di non dire mai più no al richiamo delle rose
in questa età in cui niente sembra aver più valore
neppure il cielo quando s’apre per una festa
che la
natura prepara con l’evento atteso
in un campo d’oro tra spighe di grano
oro che il sole con amor produce
per cullare amanti in sue onde
complici come d’atto dovuto 
per coprire i corpi avvinti.

 

(sulle onde del grano)

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Di Gianni Nachira

E' presto detto: Da lavoratore, una volta raggiunta la pensione, sono riuscito a prendere in mano il sacco dove per anni sono state rinchiuse le mie passioni in campo artistico. Non è stato facile, perché l'età e l'impossibilità di farlo a tempo debito hanno parlato chiaro: "NON PUOI". Al ché io ho risposto: "Ma davvero?" Allora mi sono cimentato a fare teatro, a fare musica. FARE, CREARE, senza mollare e nonostante le difficoltà che la vita ancora oggi mi pone ad ostacolo, proseguo imperterrito sfidando il fato che da quasi sessant'anni mi assegna una sorte avversa. In questo mio sito ho messo insieme una parte di me e continuerò a farlo perché rimanga traccia di una storia di vita forse banale, ma comune a molti.

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