L’UOMO DEL MARCIAPIEDE
UNA STORIA VERA
Ho sofferto! Beh? che male c’è? ho pianto; e allora? Non è forse vero che anche i ricchi piangono? certo che piangono, sono esseri umani anche loro, mica sono UFO. A pensarci bene però, i ricchi piangono molto meno e per motivi molto più futili di quelli per cui piangono i poveri, i diseredati, gli affamati, i disgraziati, i perseguitati.
L’uomo del marciapiede è un romanzo, il mio romanzo, nel senso che racconta una storia di vita, la mia storia …la mia drammatica storia. L’ho articolata mettendo insieme colori e fioriture discorsive portate all’esaspero, così il mio racconto esula dal qualunquismo, allontana la noia e impone una lettura attenta, perché simile a un complesso esercizio algebrico il quale di per sé costringe il candidato ad un impegno fatto di ragionamenti, di passaggi, di strutture d’insieme che conducono infine alla soluzione dell’intricato esercizio matematico.
LE MIE RAGIONI
Non potevo fare diversamente, altrimenti vi avrei presentato un romanzo amorfo, noioso, limitato al racconto di una disavventura da vittima di un banditismo sardo che io per certi versi definisco “occasionale”, mentre fa parte di un agire ai limiti della legalità, ai margini estremi della tolleranza, là dove neppure la Legge può intervenire. Ed è così che ho trascorso oltre un trentennio di vita sotto minaccia di morte.
IL SILENZIO
Tacere! Mi è stato imposto di non divulgare l’atto criminale subito. L’ho fatto, per quanto mi è stato possibile, ma in un paesino, si sa, le voci corrono in un sottofondo di cori fuoriuscenti da ritrovi di gente avvezza a far bagni di birra, o di vini e a parlare di me e dell’accaduto è il vento, che diffonde in ogni dove lo sgraziato vociare degli alticci, sino agli orecchi dei persecutori. Allora accadono fatti strani, tipo furto di ben due auto, tentativo di furto di un furgone con danneggiamento, una terza auto resa inservibile, minacce verbali in assenza di testimoni, foratura di gomme e segni di varia natura. Il tutto, appunto nel trentennio.
Insomma, vi chiederete: “Di che si tratta?”. Di un’azienda dal fatturato notevole sottratta con l’inganno. Correva l’anno 1986. Oggi l’azienda esiste ancora, retta dai figli del capobanda e non escludo l’ipotesi che gli ultimi atti intimidatori siano il frutto di almeno uno di essi. Okay, allora tacqui, oggi non ha più senso ed ho rotto il silenzio con il mio romanzo ” L’uomo del marciapiede “.
IL VIAGGIO
Sono andato giù per valli e su per monti, ho cavalcato il vento, ho attraversato deserti, ho visto le fattezze del niente, ho visitato gl’inferi, ho rimesso piede sulla superficie della terra, bagnata dal sole; ho chiamato a raccolta diversi personaggi evocandoli dalle loro dimore antiche e hanno vissuto con me o meglio, mi hanno letteralmente coinvolto nelle storie di cui si sono fatti i conduttori.
Già, perché quei personaggi non sono mica dei pivellini, sono addirittura famosi; di loro dopo secoli e millenni, se ne parla ancora, e come. Forse per questo si sono sentiti in diritto di sottomettermi al loro pensiero. Del resto chi sono io per loro? un poetucolo da strapazzo, dunque nessuno. Peccato che quel nessuno non abbia gradito quell’ammutinamento e così tutti, alla fine sono rientrati nei loro ranghi.
E’ un romanzo avvincente, chiuso in 332 pagine, probabilmente tascabile, ammesso che giacche e cappotti siano dotati di tasche grandi, altrimenti non ci sta.
L’UOMO DEL MARCIAPIEDE
Chi sarà mai l’uomo del marciapiede? Pensate che sia io? No! lo giuro. Però state certi che qui non ve lo dico. Per scoprirlo dovete leggere il libro e alla fine saprete chi egli sia.
E’ strano il fatto che io sia riuscito a mettere sullo stesso binario racconti antichi, tragedie private e pubbliche vergogne, insieme a fatti che mi hanno visto vittima di una banda di delinquenti sardi che ha cambiato il corso della mia vita.
Chi volete che io sia dunque? Un romanziere? un poeta? un musicista? un attore di teatro? Poca modestia, davvero, giacché non sono né un emergente, né un professionista. Piuttosto sono uno che si è fatto il mazzo lavorando per ben quarantotto anni, a mani legate. Qui si spiega quanto ho affermato prima sostenendo che i fatti occorsi hanno cambiato il corso della mia vita. Altrove ho appena accennato la cosa. Se cliccate sul link vi sorprenderete leggendo l’articolo. https://www.teatriamocela.com/sambene-il-canto-del-condannato/
Adesso però parliamo del libro. Come incipit non c’è male; in uno scrigno ho chiuso il senso profondo di questa citazione. La chiave però chiunque può fabbricarsela.
Siamo eroi nell’universo che non ha confini,
chiamati a vivere per compiere una missione.
Non sapremo mai però,
qual destino ci attende
sino alla fine dei giorni
in cui tutto sarà svelato.
Siamo eroi nell’universo che non ha confini,
nello spazio di tempo del nostro vital respiro.
E poi ci sono i personaggi. Sì, almeno quelli ve li presento, eccoli:
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Il poeta e narratore
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Maria -La locandiera
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L’uomo del marciapiede
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Una madre
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Donna Matilde……………. -Ospite casa per anziani-
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Donna Rosa………………. -Ospite casa per anziani-
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Aurelia……………………. -La cameriera
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Dodicesimo………………. -Il servo pastore
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La barista
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Ivana
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Edo
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il demone
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Il vecchio del lago
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Un regista teatrale
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Un giornalista
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Maria -Madre di Cristo-
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Il saggio
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La moltitudine assente
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Dante Alighieri
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Shakespeare
Siamo giunti alla fine della presentazione di questa mia modesta opera. Se volete fare vostro il libro, potete visitare questo link:
https://www.amazon.it/Luomo-del-marciapiede-Giovanni-Nachira/dp/B09MYSV4JK
Oppure fatemene richiesta con una e-mail dalla pagina “CONTATTI” del menu principale. Ve lo invierò personalmente (solo per il mercato italiano)