Il tempo di morire

Correva l’anno 1970 quando balzò ai primi posti delle classifiche  un ragazzo -classe 1943-  con la sua: 

Il Tempo Di Morire

Motocicletta 
dieci HP 
tutta cromata 
e’ tua se dici si;
mi costa una vita 
per niente la darei 
ma ho il cuore malato 
e so che guarirei.Non dire no 
non dire no 
non dire no 
non dire no. 
lo so che ami un altro 
ma che ci posso fare 
io sono un disperato 
perche’ ti voglio amare 
perche’ ti voglio amare.
perche’ ti voglio amare 
perche’ ti voglio amare 
stanotte, adesso, si’ 
mi basta il tempo di morire 
fra le tue braccia cosi’ 
domani puoi dimenticare, domani… 
ma adesso dimmi di si’Non dire no 
non dire no 
non dire no 
prendi tutto quel che ho 
mi basta il tempo di morire 
fra le tue braccia cosi’ 
domani puoi dimenticare, domani 
ma adesso, adesso dimmi di si… 
Non dire no 
non dire no 
non dire no 
non dire no.

 
lo so che ami un altro 
ma che ci posso fare 
io sono un disperato 
perche’ ti voglio amare 
perche’ ti voglio amare 
perche’ ti voglio amare 
perche’ ti voglio amare 
stanotte, adesso, si’ 
mi basta il tempo di morire 
fra le tue braccia cosi’ 
domani puoi dimenticare, domani… 
ma adesso dimmi di si’… 
…che ci posso fare 
io sono un disperato 
perche’ ti voglio amare… 
io sono un disperato 
perche’ ti voglio amare… 
io sono un disperato 
perche’ ti voglio amare… 
Si, sto parlando di Lucio Battisti. In questa canzone lui ci ha messo una forte grinta traslata nel pezzo musicato, originale, di ritmo certo, sobrio, tuonante in alternanza tra batteria e basso. L’avvento di altri strumenti viene dopo, la cui musica si fonde con il primo èpulsare musicale e la voce. Poi… tacciono e riprende quel ritmo descritto più sopra.
La voce, la voce, la voce, è quella che colpisce; parole scolpite nella sofferenza di un  qualcosa che gli impedisce di sentirsi amato. Un’invocazione, quasi che la sua disperazione dipendensse da quella mancanza di un Si!. Il bisogno di amare in lui è imperativo, necessario. irrinunciabile.
Tuttavia, il testo, letto non rende quello che Lucio immette nella voce che canta quei versi un po’ meno poetici del solito. Nè, è una storia come quelle che generarlmente racconta nelle sue canzoni sempre meno poesia ma più consistenza di chiari significati che proiettano chi ascolta in una realtà, quella propria di chi ascolta.
Geniale, sempre attento a non essere ciò che di fatto vuole: Offrire al suo amato pubblico sé stesso, semplice, puro, amico.
Che cosa caratterizza la sua musica? Il ritmo, certo, gli arrangiamenti, che sembrano uscire da una scelta musicale ancora oggi attuale. Non sono pochi infatti gli emulatori delle sue musiche, dei suoi arrangiamenti.
Piano, però perché prima di essere lui l’autore di testi, si è affidato al suo poeta preferito, Mogol.
Con un autore di testi di quel calibfro, certo Lucio poteva permettersi di lavorare sull’interpretazione di quei testi.
Entrare nel personaggio che vive, che soffre per amore, che spera in un domani migliore, beh, non è facile. Lui lo fa, e come! Sembra sia lui stesso il personaggio che automaticamente vive la sua storia.
Che appunti si possono muovere contro un artista di un simile calibro? A chi è dovuta la fortuna che le sue canzoni hanno ottenuto?
Ovvero, quale fortuna hanno ottenuto i testi di Mogol per mezzo delle scelte ritmiche e degli arrangiamenti, frutto della profonda conoscenza musicale di Lucio?
Una bilancia che personalmente farei pendere dalla parte di Lucio; ma non me la sento di squalificare Mogol, che resta un grande, il grande autore.
(Gianni Nachira)

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Di Gianni Nachira

E' presto detto: Da lavoratore, una volta raggiunta la pensione, sono riuscito a prendere in mano il sacco dove per anni sono state rinchiuse le mie passioni in campo artistico. Non è stato facile, perché l'età e l'impossibilità di farlo a tempo debito hanno parlato chiaro: "NON PUOI". Al ché io ho risposto: "Ma davvero?" Allora mi sono cimentato a fare teatro, a fare musica. FARE, CREARE, senza mollare e nonostante le difficoltà che la vita ancora oggi mi pone ad ostacolo, proseguo imperterrito sfidando il fato che da quasi sessant'anni mi assegna una sorte avversa. In questo mio sito ho messo insieme una parte di me e continuerò a farlo perché rimanga traccia di una storia di vita forse banale, ma comune a molti.

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