INFINITAMENTE AMORE E RACCONTAMI
Di cosa sto parlando? Beh, a questa mia domanda rispondo io stesso. Del resrto chi potrebbe farlo se non io? Giusto perche a un certo punto della vita mi sono ripreso un sogno, un pezzo di storia delle mie ambizioni, taciute per ben trentasette anni. Evito di dare qui un resoconto particolareggiato; l’ho fatto altrove e chi mi ha letto e conosciuto lo sa.
PARLO DI MUSICA
OK, LO AMMETTO, SONO UN MUSICISTA TARDIVO. Tuttavia, appena un anno dopo aver preso confidenza con la mia remota passione, più che cantare brani di altri autori, ho cantato le mie canzoni, fuoriuscite dal più profondo mio intimo; canzoni che probabilmente avrei composto agli esordi, cioè sin dal 1965, anno in cui composi “LA STRADA DI UN ALTRO”.

Ovviamente, la canzone è rimasta in un cassetto ed è anche stata dimenticata sino a quando un giorno di un anno lontano (2012?) ricevetti una telefonata. Un tale mi domandò:
<Ma tu sei il tal Gianni Nachira che nel 1966 si trovava con me in tal posto a far servizio militare?> Sì, risposi, ma tu chi sei? E lui: <Adesso ti faccio sentire una cosa.> E intonò il mio brano di cui avevo perduto ogni traccia. A questo punto piansì. Sì, un pianto interiore. Come poteva costui ricordarsi di una canzone che in quello scorcio d’anno cantai alla presenza di miei colleghi? “Chi sei?” domandai. Non me lo disse e non si fece mai più sentire.
DICEMBRE 2002
In assoluta solitudice, verso la fine dell’anno (vedi titolo), decisi: “ORA O MAI PIU'”. E fu così che pensai di riprendere la musica. Non più con la chitarra, giacché ero consapevole che non avrei trovato compagni per questo mio viaggio d’arte. Per compagna cercai una tastiera, una arranger di buona fattura e con quella iniziai a far musica. Un azzardo, certo, perché non avevo mai messo mano a simili strumenti musicali.
Con la tastiera fu un approccio duro, faticoso, svolto in ore rubate al sonno, con le cuffie in testa a dannarmi gli orecchi, ma in meno di un anno riuscii a suonare il mio complicato strumento e a comporre una quindicina di canzoni registrandole in SIAE, pur sapendo ched per questioni economiche non avrei mai potuto far produrre il mio primo album.
NO PROBLEM
Avevo tra le mani uno strumento fac totum, un tuttofare che oltre a consentirmi di registrare musica e voce, mi consentiva di creare i l relativo file wave, con tanto di musica e voce processate, se non professionalmente, almeno in modo accettabile. Tra le canzoni composte ne scelsi dodici e, scelto il titolo per l’album, ne feci licenza presso la SIAE.
EUREKA! Il mi primo CD
INFINITAMENTE AMORE

Non sto facendo pubblicità alle mie canzoni, non è questo il mio intento; sto solo salvando in memoria un po’ di me, qualcosa di cui rimanga traccia; uno scritto che potrò rileggere più in là, quando sarò vecchio.
Le canzoni di questo CD sono espressioni pure del sentimento: l’Amore. Sono poesie, scritte in versi che molto spesso toccano il cuore. Del resto è la mia natura, difatti scrivo poesie da sempre, possiedo il dono della vena poetica che poi, man mano si è evoluta in varianti, quali testi di canzoni, racconti e romanzi.
E non finisce qui, dal momento che negli anni di canzoni ne ho composte davvero tante, troppe direi, se considero che nessun altro musicista o poeta o autore di testi abbia risposdto ai miei inviti per una eventuale collaborazione e condivisione.
“Non demordere, Giovanni” mi sono detto. E così è stato. Sono andato avanti con la caparbietà di un appassionato, di uno che vuole dare sfogo al suo bisogno… di musica nel mio caso.
RACCONTAMI
(infinitamente amore e raccontami)
Mi spiace, ma non posso. Cosa dovrei raccontarvi? Ne ho scritto di corbellerie esistenziali e l’ho fatto senza pormi il problema se siano appetibili al pubblico oppure siano personalismi privi di valore.
Sta di fatto, in fondo, che nell’album “RACCONTAMI” sono contenute 10 canzoni che si discostano pareecchio dall’album “INFINITAMENTE AMORE”. Raccontami è un MIX che volge lo sguardo verso realtà più consone ai tempi moderni in cui la società vive. Al di lkà delle canzoni d’amore, vi sono altri brani che parlano di violenza sulle donne, di prostituzione, di amori perduti, di rivoluzione di un mondo giovanile che sembra abbia perduto il senso del pudore, della tolleranza, del rispetto di sé e degli altri, della droga.
In particolare cito: “La fuga di Rosa”; Nero amaro; Rosa nera; Come ombre. E poi Sambene.
SAMBENE
Ha a che fare con la terra in cui vivo, la Sardegna. In questa canzone racconto la storia di un popolo antico, un popolo legato a un passato leggendario, del quale ancora oggi risente il suo richiamno, anche se gli eventi di faida sono oramai sporadici.
Parlo del “CODICE BASRBARICINO”, una legge che esula dai modi legati alle diverse leggi di popoli invasori. Il “CODICE” è fu un bisogno dovuto all’assenza di una realtà di Stato in fatto di sicurezza e tutela dei diritti della gente. Sambene mette in evidenza la salienza di una simile legge che io definisco “privata” e si interroga sul perché si lasci all’offeso il diritto di vendetta per un torto subito, concedendogli l’assurdo privilegio di divenire un assassino.
Si interroga sul “quando” simil barbarie cesseranno. Difatti la canzone chiude proprio con l’interrogativo:
“kantos annos galu s’hant at intexser arguras?“
Di Sambene scrivo qui il testo integrale:
SAMBENE (autore Giovanni Nachira)
La distanza del tempo non sopprime i pensieri
e la pace negata riavvicina i misteri
si riaccende violento il richiamo dell’odio
si dà sfogo al dolore di ieri vissuto, ahi ahi.
E richiama all’intorno nuova sventura
nel giorno del santo che va per la via.
una mano si spinge all’altezza del cuore
una donna accompagna per terra un corpo che muore.
Tace la gente, sfugge il movente
un patto di sangue legava i rivali
all’odio e alla morte, promesse di gelo,
il codice antico le giustificherà.
In fondo e’ normale armarsi le mani
lo dice la gente che legge i giornali
son fatti di sangue legati alla terra
l’onore e’ pestato, e’ giusta la guerra.
intermezzo
Si nasconde nell’ombra poi mostra il suo volto
il nemico è fottuto, la sua faccia e’ di pietra
che sarà del domani è incerto il destino,
torneranno a contendersi vita in oltraggio alla morte
Scorre un fiume di sangue, la campagna e’ murata,
la pietà inesistente in una croce piantata
quattro figli che piangono pensando alla guerra
per un codice antico mai scritto che vuole la terra.
Tace la gente, sfugge il movente
un patto di sangue legava i rivali
all’odio e alla morte, promesse di gelo,
il codice antico le giustificherà.
In fondo e’ normale armarsi le mani
lo dice la gente che legge i giornali
son fatti di sangue legati alla terra
l’onore e’ pestato, è giusta la guerra.
Su samben at rios in sa terra fraycada
una rughe prantada kentze laxtima
bactor fidzos pranghende pessende at sa gherra
kantos annos galu s’hant at intexser arguras?
Su samben at rios in sa terra fraycada
una rughe prantada kentze laxtima
bactor fidzos pranghende pessende at sa gherra
kantos annos galu s’hant at intexser arguras?
Traduzione dal sardo all’italiano
Il sangue scorre a fiumi nella terra murata
una croce piantata senza pietà
quattro figli piangono, ma pensano alla guerra
quanti anni ancora si coveranno vendette?

MORALE
Si fa per dire, ma credo sia pressoché impossibile lasciare un dettato che sia di consiglio alla gente perché si adoperi nel costruire una Società vivibile priva di latrocinio, di corruzione, di odio, di rancore.
Qui l’album, per chi volesse ascoltare qualche canzone.
Buon ascolto.
Infinitamente amore e raccontami