PAROLA D’AUTORE
*** Nessuno più di me può dirlo, né farlo e neppure può semplicemente pensarlo.
Io sono la mente, l’eccelsa mente che si presta per dare corpo a una ouverture d’esprit ineguagliabile.
La mia mente si spoglia senza mettersi a nudo, non si presta a oscenità di gutturali aspre dure e forti.
Ella trasforma rumori in suoni, suoni in musica, musica in cori d’angeli.
Se non l’avessi, la mente dovrei crearmela; cosa che ho già fatto quando l’embrione d’essa bussò alla mia porta all’inizio della mia storia.
Se mi chiedi quando, non te lo dico, altrimenti cadrebbe nel vortice del nulla l’intero mio dire. Piuttosto ambisco espandere pensieri eletti che già erano, nell’aere perennium d’alta e altra poesia che riflette nel mio sentire il dire in versi vita e morte, sofferenza, dolore.
Cacciamola via, per favore, la sequela di vite insulse d’inette specie che dell’uomo han solo il sembiante, mentre nutrono l’assurdo pensiero vano dilagante come acque libere d’andare sino a che corrente le spinga, senza sapere dove.
Le grette elaborazioni mentali
Parola d’Autore. Sono tante, troppe le parole spese nella vanvera e dunque nell’irriflessivo modo di annunciarsi al mondo che altro non vuole, se non roboanti discorsi di genuina parvenza, prive di senso perché elaborate da menti grette, avare nel dare, perché nulla hanno di proprio da elargire.
Io sono ricco di mente e con essa ricchezza sopperisco ai terreni vizi che l’uomo fan gaudente;
Io sono alieno dal falso e dal menzognero ceto pilota di mandrie umane votate al macello per arricchire altra maledetta specie d’esseri che la mannaia stringe nella mano destra, mentre la sinistra l’usa per ingurgitare sangue innocente.
Lo vedo, è vernice, è rosso il muro dove parole spiccano pregne di vendetta: “A morte il tiranno”; “Uccidete l’assassino”.
L’invocazione la coglie un guerriero, armi in pugno… e va. Nei suoi occhi il rosso sangue delle parole lette sul muro, offusca la mente, la strozza, la ammutolisce, la ignora.
E’ rabbia, ma è anche odio che nella condizione di mediocrità si giustifica, si tollera, perché la mente s’eclissa, si nasconde, elude un qualche eco di coscienza che parla, ripetendo ossessiva la parola “mente”.
La mente che guarda
La mia mente ha occhi e vede. Il cielo, l’immenso schermo del cielo proietta immagini, immagini di cruente lotte. I popoli si affrontano e colorano di rosso sangue il suolo. Uccelli di ferro sorvolano case palazzi torri cattedrali e mari; starnazzano e lanciano ordigni.
E’ distruzione; è morte. L’acre lezzo trasportato dal vento porta alle nari una ad una ogni sua origine, dal lezzo di cadaveri putrefatti dalla pelle scura al fumo dei fuochi ovunque accesi dagli ordigni della morte, al grido del dispero di mamme e bimbi, ai dispersi in mare nascosti dal torbido turbinio dell’onde.
Sono freddo, di gelo ho il cuore; La vista di questo lungometraggio non mi dà pensiero, né m’inorridisce. Ho scrutato nel passato, ho visto il presente e le scene del futuro sono davanti ai miei occhi, le stesse, come quelle di ieri, come quelle di oggi.
Parola d’autore!
( Parola d’autore – di GIANNI NACHIRA)