il silenzio del poeta

IL SILENZIO DEL POETA

il silenzio del poetaNon c’è un giorno, né un’ora e dunque neppure un tempo preciso e voluto perché il poeta rompa il silenzio nel quale sovente si chiude.
Silenzio non è sinonimo di solitudine e neppure di quiete; Quest’ultima intesa come un bisogno dell’anima per ritemprare lo spirito e il corpo.

Il silenzio del poeta, dunque, altro non è che un “luogo” immaginario, un rifugio, un isola sperduta nell’oceano d’acque chete. In quella egli si predispone all’ascolto degli Enti suoi ispiratori, i Maestri di vita.

Prima d’essere poeta, egli è uomo (essere umano) che deve crescere e poi formarsi e infine maturare. Soltanto dopo saprà e potrà confrontarsi con l’umanità e la natura, con il cielo e gli astri, con il creato e Dio, con il dolore e la sofferenza umana; Con le mille e mille sfaccettature che l’esistenza stessa evidenzia e che poi fa scaturire infinite domande, un punto interrogativo che mai troverà risposta piena, esaustiva, propositrice, risolutiva.

Né il passato v’è riuscito e tanto meno il presente o il futuro vi riusciranno. Non c’è dunque soluzione e il dramma, l’umanità intera se lo porta a spalle, quale fardello pesante, come un’eredità scomoda che nel tempo diverrà debito irreversibile nei confronti di un Ente non meglio definito ma che si sa, esattore spietato ai tempi della resa dei conti.

LA PENA MERITATA

Cosa avrà mai fatto l’umanità per meritare una simile pena? Perché di pena si tratta, anche se l’esistenza stessa regala pacchi dono di buone cose, in alternanza al perenne stato di sofferenza.
Un Poeta lo sa, o forse no; Probabilmente lo immagina, a meno che non abbia concepito in seno intime risposte, tali da fargli percepire segrete rivelazioni che ad altri non è dato di conoscere. Il poeta non rivelerà mai le sue intuizioni più remote, giacché gli viene impedito. Questo però, la gente non lo saprà mai.

IL FRASTUONO

C’è un disturbo che causa buona parte dei guai della gente. Si chiama frastuono o caos, in altre parole, problematiche esistenziali che non consentono lo svolgersi di una vita più meditativa, meglio ragionata e questo capita a molti, a troppi gruppi etnici sparsi sulla terra.

Sarà la poesia quel medicamento efficace contro il tarlo che sconvolge l’umanità? Un “NO!” è d’obbligo; Lo sostiene un intero esercito di poeti sparso qua e là nei continenti e che comunque si ostina a scrivere liriche infinite.

Il poeta in cuor suo spera che i suoi versi la gente li ascolti, o li legga, non certo per averne in contraccambio un vanto. Del resto cosa se ne farebbe? Speranza vana la sua, perché in pochi, troppo pochi sono i ricchi d’intimo sentire; Allora capita che il poeta scriva e canti ad altri poeti, come fa l’autore della lirica che qui trascrivo:

POETA

Poeta, poeta, poeta stammi a sentire,
stasera ti voglio parlare della vita,
di tutta una vita.
Ad un uomo senza un cuore dentro il petto, lo sai,
non si possono dire le cose del cielo
o parlar della luna che brilla lassù
per due cuori che tengono in mano un pugno d’amore
come spada segreta, come rifugio, inespugnabile.

Una stella, il mio amore, le parole,
son poeti che cantano versi soltanto per te,
per incider nel cuore un sogno d’amore vissuto
una vita con te.

O rosa, o rosa, o rosa non appassire.
Il velluto dei petali d’oro accarezza il tuo cuore,
risveglia l’amore.
E il mio cuore, matto cuore, ogni giorno lo sai,
da te vuole ascoltare parole d’amore,
sussurrate in un manto disteso nel mare
dove noi raccogliamo i petali della passione
di un amore vissuto come miracolo irripetibile.

Una stella, il mio amore, le parole,
son poeti che cantano versi soltanto per te,
per incider nel cuore un sogno d’amore vissuto
una vita con te.

Non si tratta di un inno all’amore per una donna, anche se così parrebbe. Per questo, invito chi legge a una profonda meditazione perché l’argomento merita attenzione.

La poesia che avete appena letto , non poteva restare soltanto parola scritta o detta. Doveva esprimerla tutta la sua musicalità. E il poeta l’ha tradotta in musica, ne ha fatto una canzone. La potete ascoltare in questo video.

COME FUOCO SPENTO

L’uomo che vive di sentimenti non è mai spregiudicato nel suo pensare, o nel suo fare.
L’uomo che vive di sentimenti non ha leggerezze o indifferenza da manifestare.
L’uomo che vive di sentimenti sa di cosa parlare, ma soprattutto di quando è il momento di dire.
L’uomo che vive di sentimenti spesso si nasconde dietro il silenzio, quella sua maschera che non gli copre il viso, né gli occhi e neppure le rughe della fronte.

Costui è il poeta, cioè una spugna che assorbe il senso d’ogni cosa che vede, o che vive egli stesso, ovvero che percepisce il peso del dolore ma anche la leggerezza delle gioie: proprie e di chi lo circonda.

Quando il Poeta non scrive versi non si fa prendere dall’ansia se per un tempo gli manca l’ispirazione, per cui non cerca spasmodicamente di poetare ad ogni costo, mettendo giù strofe che poi mostrano il vuoto, la mancanza di logica costruttiva del verso e di più, l’assenza di spiritualità e di sentimento.

Il Poeta sa che se il silenzio lo coglie, è perché precedentemente ha dato, ha composto le liriche dettate da una profonda introspezione in amalgama agli assunti di una estroversione di cui si è nutrito, cogliendo e maturando in seno virgulti d’essenza poetica, i cui padri vivono tra la gente di questa terra.

POI VERRA’ IL VERSO NUOVO

Si svuota il poeta, scrivendo i suoi versi veri, pregni d’autentica vena aurifera, da cui traspare il filone della saggezza, dell’accorata preghiera, dell’amore; O il filone del disappunto, del rimbrotto, con versi che denunciano e malessere insieme, perché là dove il male regna, il malessere della gente, spesso è insopportabile.

In quel suo tempo del silenzio, il Poeta si chiude in sé e si apre all’ascolto. Poi, verrà il verso nuovo, quello che gli detterà il cuore. Solo quello, poi che la scintilla del cuore avrà riacceso un fuoco apparentemente spento.

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Di Gianni Nachira

E' presto detto: Da lavoratore, una volta raggiunta la pensione, sono riuscito a prendere in mano il sacco dove per anni sono state rinchiuse le mie passioni in campo artistico. Non è stato facile, perché l'età e l'impossibilità di farlo a tempo debito hanno parlato chiaro: "NON PUOI". Al ché io ho risposto: "Ma davvero?" Allora mi sono cimentato a fare teatro, a fare musica. FARE, CREARE, senza mollare e nonostante le difficoltà che la vita ancora oggi mi pone ad ostacolo, proseguo imperterrito sfidando il fato che da quasi sessant'anni mi assegna una sorte avversa. In questo mio sito ho messo insieme una parte di me e continuerò a farlo perché rimanga traccia di una storia di vita forse banale, ma comune a molti.

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